Le vele di Scampia: la storia di un progetto fallimentare

Le vele di Scampia, oggi simbolo della degradazione dell’omonimo quartiere napoletano, della criminalità e dei traffici illeciti, vigono in stato di evidente degradazione. Spesso le si guarda con disprezzo o si tende a non guardarle proprio.  

Ma oltre a ciò che sono diventate per l’immaginario comune, nascondono alla base concetti di architettura e soluzioni tecniche che non possono essere ignorate. 

Siamo nel 1962, anno in cui si ipotizzava l’ampliamento della città di Napoli verso la zona est, quando, l’architetto Francesco di Salvo, viene incaricato per la progettazione di un complesso abitativo popolare che constava di ben sette unità disposte su un’area di 115 ettari.  

Alla base progettuale di queste sette unità c’era l’Existenzminimum, una corrente di pensiero che riduceva l’unità abitativa popolare al minimo indispensabile, al fine di diminuire i costi di costruzione. Il punto di forza di questa linea di pensiero era la presenza di vaste aree comuni che permettevano agli abitanti di interagire ed integrarsi.  

Salvo diede molta attenzione a quest’ultimo concetto cercando di ricreare, proprio in queste aree comuni, l’ambiente tipico delle vie del centro storico di Napoli. 

Il progetto di Salvo, inoltre, sembrava ispirarsi a pieno al concetto di unités d’habitation di Le Corbusier, che prevedeva una sinergia tra funzioni domestiche, urbanistiche e sociali, promuovendo la creazione di ampi spazi verdi e integrando lo sviluppo e l’interazione sociale con un’attenzione particolare anche alla sfera privata del cittadino. 

Caratteristiche che però non sono state in grado di garantire alle vele di Scampia la possibilità di splendere come altri edifici basati su questa concezione.  

A livello estetico, anche in condizioni ottimali, possono piacere e non piacere. Evidente è l’influenza del Brutalismo, una corrente che non sminuisce il carattere estetico del cemento a vista, il quale conferisce alla struttura un maggior rigore plastico.  

Ad ogni modo le vele non lasciavano orfano chi le osservava di un netto riscontro cromatico. Subito dopo la costruzione vennero infatti pitturate di vari colori tra cui il verde, il rosso, il giallo e il celeste.  

La forma inoltre è ispirata al complesso di edifici alla Baie des Angesnel sud della Francia, dal quale eredita i piani digradanti posti parallelamente tra di loro, ma non di certo la fama!  

A partire dal 1997 già 4 edifici sono stati demoliti. Dei tre edifici rimanenti altri due saranno demoliti mentre uno di essi verrà riqualificato al fine di non cancellare il patrimonio storico, culturale ed architettonico di cui si sono caricati.  

                                                                                                   Davide Di Bonaventura

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